- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 452
Trent'anni fa, con il mese di aprile, iniziava una delle stagioni memorabili per la maratona azzurra. Il 16 aprile 1990, infatti, Gelindo Bordin trionfò sulle strade di Boston con 2h08'19", nuovo record italiano. Il tutto al termine di una gara entusiasmante, dove il mezzofondista veneto recuperò terreno nei confronti del tanzaniano Juma Ikangaa. Il 22 dello stesso anno fu Salvatore Bettiol a sfiorare una clamorosa affermazione nella classica London Marathon: il trevigiano chiuse in 2h10'40" a soli trenta secondi dallo scozzese Allister Hutton, 2h10'30". Il 1 settembre ci fu la consacrazione della scuola italiana di maratona a Spalato, campionati europei nell'allora Jugoslavia. Percorso difficile, di continui saliscendi, ma Gelindo Bordin fece valere tutta la sua classe andando a vincere in 2h14'02" davanti a Gianni Poli, 2h14'55". Quarto Bettiol in 2h17'45". Quella spalatina fu un'edizione degli Europei particolarmente ricca di medaglie. Ricordiamo solo l'accoppiata 5000-10000 m di Salvatore Antibo...
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 451
Nel 1992 sono a Londra per correre la maratona. Mi capita sotto mano un libriccino con tante storie dei partecipanti alla gara. Uno di questi è l’ex sudafricano Mark Plaatjes, che aveva ottenuto da poco la cittadinanza americana. Plaatjes è nato nel 1962 in Sudafrica da padre olandese e madre africana. E’ un meticcio. Quindi, è discriminato in base al vergognoso regime di apartheid. Tutto questo non gli tarpa le ali, perché dimostra di avere del talento: il 4 maggio 1985 corre la maratona a Port Elizabeth in 2h08’58”, ma il risultato non si può omologare perché la Iaaf non riconosce ancora il Sudafrica e perché il percorso ha troppa discesa. Il 1 maggio era riuscito a scampare a un linciaggio: “Correvo insieme con un amico a Città del Capo, vicino a un parco dove si erano radunati migliaia di lavoratori che festeggiavano il 1 maggio. Alcuni estremisti ci inseguirono e volevano “incollanarci” (si legavano attorno al collo dei pneumatici, gli si buttava benzina e gli si dava fuoco-ndr) perché ci avevano visti come simboli del capitalismo. Se non fossimo stati allenati, saremmo morti”. Nel 1986 cerca di iscriversi alla maratona di Boston: “Gli altri maratoneti si ribellarono dicendo che eravamo sudafricani e quindi razzisti….in realtà avevano paura di noi”. Dopo qualche anno si trasferisce negli USA e ottiene la cittadinanza americana. Nel 1993 a Stoccarda, vince il titolo mondiale di maratona con la maglia degli USA. E’ il primo americano a vincere una medaglia nella maratona dei mondiali.Finiscono le sue sofferenze.
"
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 449
Lo sport attiva energie psicologiche a volte imprevedibili. Non c'è solo la scarica di adrenalina. "Sport e psiche" (Armenia, 1978), pur con esagerazioni e approssimazioni, è un testo interessante. Fenomeni di dejà vu , sensazioni di strane presenze (come il pioniere dell'aviazione Charles Lindbergh), oppure esperienze al limite . Il tempo dilatato è quello della finale olimpica di Montreal 1976, quando il neozelandese John Walker passa in poco più di tre minuti dallo sconforto , dal baratro esistenziale alla gioia incontenibile per avere vinto il titolo. Come gli aveva scritto, con spirito di preveggenza, la nonna in una lettera qualche settimana prima. Una sensazione pari alla maratona corsa clandestinamente dalla pioniera dello sport Katerine Switzer. O all'incredibile percezione provata da Roger Bannister quando fu il primo uomo a scendere sotto i quattro minuti sul miglio: "A metà corsa mi sentivo distaccato dal terreno"
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 440
2 APRILE 1959. Nasce a Longarè (Vicenza) Gelindo Bordin. Il geometra muove i primi passi con la società Gaac (Gruppo Alpinistico Amici del Carega) Verona, e sono in montagna. Qualche anno dopo arriva la decisione di dedicarsi alla maratona sotto le cure di Lucio Gigliotti. Ottima la prima con la vittoria a Milano nel 1984: 2:13’20”. E’ l’inizio di un’ascesa irresistibile. Nel settembre del 1986 vince il Campionato europeo di Stoccarda con una seconda metà entusiasmante, in progressione. E’ da annali dell’atletica italiana la volata con Orlando Pizzolato e il titolo continentale.Nel 1987 è terzo nella calura soffocante di Roma, in occasione dei Mondiali. Lo precedono solo il keniano Douglas Wakiihuri e l’eterno Ahmed Salah di Gibuti. Il giorno dei giorni arriva a Seul (Corea del Sud) il 2 ottobre 1988. A circa cinque chilometri dal traguardo “Gelo” sembra in crisi, poi raggiunge Ahmed Salah, aumenta e taglia per primo il traguardo nello Stadio Olimpico in 2:10’31”. Campione olimpico! Bordin contribuisce a far conoscere il running all’Italia degli anni ottanta.Favoloso il 1990: vince il 16 aprile la Maratona di Boston con 2:08’19”, nuova migliore prestazione italiana, quindi il 1 settembre trionfa a Spalato (allora Jugoslavia) in 2:14’02” e vince il titolo europeo (per la seconda volta). Chiude la stagione con il primo posto nella Venice Marathon.”Gelo” è uno dei più grandi maratoneti di tutti i tempi.
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 472
Sempre stabile la condizione clinica di Marco Pari, ricoverato per coronavirus una settimana fa. A detta dei medici che lo assistono, il sistema cardiaco è in buone condizioni. Coraggio!
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 451
Non sappiamo come andò la gara, comunque si tratta della Strasanremo 1990. In prima fila Marco Pari, concorrenti francesi , Giancarlo Giuliano della Forestale e, sulla destra, un giovane Corrado Bado. In seconda fila si intravedono Andrea Garibaldi della Maurina, Bruno Chieno e il piemontese Matteo Avataneo.
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 409
Il più famoso "perdente" al mondo forse è Dorando Pietri, del quale conosciamo tutti il finale barcollante alla Maratona di Londra del 1908. Ma chi era veramente Dorando? Il garzone di Carpi diventò corridore professionista inseguendo ingaggi e dollari, soprattutto negli Stati Uniti, proprio dopo il drammatico episodio londinese. Fu capace di sfide (one to one) incredibili, come la Maratona indoor al Madison Square di New York, chiusa oin 2h44'20" davanti all'odiato americano John Hayes, colui che spose reclamo a Londra. Un turbinio di agre e poi gli ultimi anni conclusi nella tranquillità di Sanremo. Il libro di Remo Musumeci è ricchissimo di dati e risultati.
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 433
I portoghesi Dionisio e Domingos Castro hanno rappresentato la coppia di runner gemelli più forte in Europa. Molti i piazzamenti collezionati in carriera: tutti con un pizzico di sfortuna (Domingos quarto agli Europei di Stoccarda sui 10000 m e all'Olimpiade di Seul sui 5000 m). Ma la jella più grande si materializza nella gara dell'ora del 31 marzo 1990 a La Fleche. Dionisio è decisamente in giornata: poco dopo il minuto 45 inizia a staccare l'inglese Carl Thackery, dopo che i due si erano incaricati di scandire il ritmo. Al ventesimo chilometro (57'18"4) Castro viaggia con sei secondi di vantaggio nei confronti dell'olandese Jos Hermens. Sembra fatta. Ma proprio negli ultimi due giri la fatica è una lama di rasoio sui muscoli del generosissimo portoghese, che soffre molto. Ultimo giro: Dionisio cerca di stringere i denti. Lo sparo finale, la misurazione e la beffa. Dionisio ha corso in un'ora 20.943 metri, uno in meno dell'olandese Jos Hermens!
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 451
Il rinvio al 2021 dell'Olimpiade di Tokyo (Giappone) fa venire in mente il bel risultato di un grande talento come Giorgio Jegher dell'Associazione Amatori Atletica. Folgorante e breve la sua carriera: il 21 ottobre 1964 l'amatorino parte sul prestigioso circuito che percorre la megalopoli nipponica. La presenza di Abebe Bikila non lo mette certo in crisi. Addirittura quel giorno il mezzofondista di origini triestine fa una gara in recupero, lascia sfogare gli altri, ed è diciassettesimo e primo degli italiani (davanti a Antonio Ambu) in 2h24'25". Il tempo di Jegher sarà record sociale dell'Aaa Genova, società scioltasi qualche anno fa,
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 531
Damiano Possanza, nell'Italia del Ventennio, ha una piccola esperienza di lanciatore di giavellotto a Fossombrone. Un gerarca locale lo porta ai campionati regionali di atletica dove stupisce tutti , ancora junior, con un lancio di 48 metri."L'allenatore della squadra regionale gli domandò quale fosse il suo metodo di preparazione. Damìn sorrise senza rispondere. Le sassate, pensò un momento dopo; tutte le sassate che ho tirato contro ogni cosa, fiume, acqua, ponti, fanali, orti, alberi, cani, automobili...". Il libro, scritto da Paolo Volponi (1924-1994) , è un felice affresco della provincia marchigiana (si svolge a Fossombrone) e di un'adolescenza che va, anche in maniera dolorosa, verso la conoscenza e la vita. Il finale è tragico, come certe gare di atletica, o bianco o nero.
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 450
Alfio Giomi – perché la complessità del momento è sotto gli occhi di tutti. Ma ribadisco quel che ho detto già qualche giorno fa: noi ce la faremo. Abbiamo il dovere di immaginare il nostro movimento alla ripresa dell’attività, e di fare il massimo per consentire alle società sportive di tornare al proprio lavoro, quando sarà possibile, nelle migliori condizioni”. In sostanza il Consiglio ha deciso di sospendere tutta l'attività agonistica fino al 31 maggio 2020. Dopo, sempre che la situazione sia gestibile, verrà stabilita una road map per organizzare manifestazioni. Verrà adoperato un criterio di gradualità , ossia si limiterà lo svolgimento a gare provinciali e regionali. Sempre ove sia possibile, e restando in ambito ligure, si potranno disputare i campionati italiani assoluti su pista previsti a La Spezia il 25 e 26 luglio. Le gare di corsa su strada rinviate, per le quali sia stata richiesta una calendarizzazione in altra data nel corso del 2020, potranno svolgersi solo attraverso una concertazione con le manifestazioni già inserite in calendario.
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 430
Diretta Tv in un pomeriggio di inizio primavera....Il Mondiale di cosa campestre del 20 marzo 1983 fu uno dei più spettacolari. I primi tre accreditati dello stesso tempo, il quarto a un secondo. A Gateshead, Gran Bretagna, il primo a attaccare su un circuito fangoso e pesantissimo, con colline spaccagambe a ogni giro, fu l'australiano Robert De Castella. L'allora primatista mondiale di maratona scremò subito il gruppone. Attaccati a lui l'eterno Carlos Lopes, lo sconosciuto etiope Bekele Debele, il "re" di New York Alberto Salazar (in calzamaglia), e Alberto Cova. Poco dopo metà gara fu Lopes, con uno strappo dei suoi, a cercare di andarsene, seguito da Debele, dal keniano Some Muge, e da Salazar. Nell'ultimo chilometro Lopes accelera, sembra in grado, per la prima volta, di scacciare da sè l'impietoso clichè di eterno secondo. Ma é Debele a beffarlo in prossimità del traguardo! Ecco l'ordine d'arrivo (12 km): 1° Bekele Debele (Eti) 36'52"; 2° Carlos Lopes (Por) 36'52"; 3° Some Muge (Ken) 36'52"; 4° Alberto Salazar (Usa) 36'53"; 5° Antonio Prieto (Spa) 36'54"; 6° Robert De Castella (Aus) 37'00"; 10° Alberto Cova 37'17".
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 503
A tuttora (metà mattino ) la situazione di Marco Pari è stabile. Marco, dal lettino di ospedale, sta lottando come un leone contro il virus. I familiari, in questo momento, ringraziano tutti per l'apporto dato.
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 506
La storia è quella di un pregiudicato (finito in carcere per furto) , che corre nell'ora d'aria perchè il direttore intravede in lui doti da mezzofondista e vuole farlo diventare atleta professionista. Nelle sue corse solitarie mattutine, però, il protagonista sente di essere usato dal direttore per scopi che non sono i suoi. "Io so una cosa: c'è una guerra fra me e loro", dice fra sè e sè. Così, il suo supremo atto di libertà , di ribellione, avviene durante la corsa campestre. Ormai è in testa, mancano pochi metri al traguardo, ma si ferma deliberatamente a pochi metri dal traguardo e lascia vincere il diretto concorrente lanciando uno sguardo di sfida al direttore. La sua carriera sportiva è finita, non la sua coerenza.Il romanzo, scritto dall'inglese Alan Sillitoe, è del 1959.
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 478
"Il Maratoneta", di John Schlesinger (Usa, 1976) in realtà non è un film sulla maratona. E' un giallo dove il timido studente di Storia "Babe" Levy, a New York, corre anche per dimenticare il suicidio del padre. La corsa è la spia di una solitudine di fondo, di un conflitto fra se stesso e la società. Memorabile la sequenza in cui è proprio la corsa a salvargli la vita da un criminale nazista che lo tortura.Mentre Dustin Hoffman fa appello alle risorse migliori per aumentare il ritmo e salvarsi la vita, scorre sullo schermo la figura indimenticabile di Abebe Bikila, al successo nella Maratona di Tokyo del 1964. Olimpiade.....
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 462
La Stramilano , articolata sulla distanza della mezza maratona, sabato 30 marzo 1996 vive una giornata intensa. Un mezzofondista keniano molto alto (con un breve passato da giocatore di pallacanestro) , Paul Tergat, vuole assolutamente vincere. Siamo nell'anno olimpico e la gara può essere un ottimo test. Non gli si attacca alle calcagna il fenomenale Haile Gebrselassie, che l'anno prima (era il 1995) lo sconfisse in volata sui 10000 m dei Mondiali di Goteborg. La gara sembra un affare fra keniani di grande qualità. A metà gara Paul emerge dal gruppo e diventa "l'uomo solo al comando".Le sue leve si mangiano l'asfalto suscitando l'entusiasmo del pubblico meneghino. Ed è sensazionale l'arrivo in 58'51"! Per qualche ora, qualche giorno, Tergat è il primo uomo a scendere sotto i 59 minuti nella storia della half marahon. Ma la soddisfazione dura poco. Si scoprirà che alla distanza completa mancavano 49 metri!
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 371
Una domenica di aria tersa, solare, come certi giorni di marzo sanno regalare. Con l'aria salsa che sa di pinne e costumi da mettere per un tuffo.Siamo nemmeno in 50 sul lungomare di Chiavari. Due le distanze: maratona e mezza. Si va verso Cavi di Lavagna. Dopo il primo chilometro le sensazioni sono quelle giuste. Mi trovo in testa alla corsa con Massimo Schella e un mezzofondista della Snia di Milano. Non fatico. Al giro di boa (in fondo a Cavi) provo a allungare. Dovrei essere sul piede di 3'15" al chilometro. Mi trovo all'improvviso solo in testa. Nell'andirivieni saluto Marco Pari, iscritto sulla distanza della maratona. Non è troppo distante. Le gambe, come si suol dire, girano. Al ritorno in prossimità del fiume un episodio curioso: un'automobile scarica sul posto addetti che, in fretta e furia, mettono cartelli con l'avviso del chilometraggio. Poco prima che piantino il numero cinque leggo sul cronometro: 16'30". Dietro, nessuno. Continuo e mi trovo a un incrocio. Svolto a sinistra. E' la statale della Val Fontanabuona. La riconosco perchè ho parenti a Cicagna. Nessuno sulla strada. Ho una strana sensazione...Mi giro e vedo Pari a circa 150 metri.Continuo e, a un certo punto, sul cronometro che segna 1h09'30", si materializza il cartello della mezza maratona.Mi frana addosso la consapevolezza di avere sbagliato strada. Tempo trenta secondi e mi raggiunge Marco: "Dài Danilo, seguimi...". No, non me la sento. Cose che capitano. Vuol dire che torno indietro verso Chiavari. Si ferma un'auto dell'organizzazione: "Ti abbiamo visto. Ti premiamo lo stesso a Chiavari, perchè eri nettamente in testa. Sali su e ti riporto alla partenza". All'arrivo l'organizzatore mi premia con una targa. Adesso sento la stanchezza. "Pari in testa al trentesimo chilometro, sta tenendo un ritmo da record!", mormora lo speaker. Vado negli spogliatoi, vicini alla spiaggia.Una doccia. Entra il giudice Mario Sossi. "Chissà come sta andando la gara, caro ingegnere...". Non, non sono ingegnere, sono geologo ma in quel momento sono distratto da un certo clamore e da un urlo: "ecco il primo!!!!!". Qualcuno apre la porta dello spogliatoio. E' Marco Pari. Mi avvicino: "Quanto hai fatto?". "Indovina?", mi dice. "Due ore e venticinque", abbozzo. Mi fa vedere il piccolo display del cronometro: "2h19'26".
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 450
Un astronauta corre nella navicella spaziale lanciata verso i confini dell'Universo. E' una delle scene meravigliose di "2001 Odissea nello spazio", il capolavoro di Stanley Kubrick del lontano 1968. Vedo delle attinenze con la realtà odierna, dove l'esistenza di un virus terribile costringe a fare attività motoria al coperto. Situazione emblematica......Nel film poi il computer addetto al viaggio, Hal, inizierà a dare segnali di squilibrio fino a tentare di uccidere l'equipaggio.
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 445
Lui era considerato un eterno piazzato. Soprattutto su strada e in pista. Come quando, praticamente all'esordio in maratona, sbaragliò il campo dei partenti nella Maratona di Rotterdam ma si trovò davanti l'ingombrante presenza di Robert De Castella. E fu secondo in 2h08'39". Che amarezza! Il trend sembrò invertirsi nella maratona di Los Angeles, agosto 1984, quando vinse con il record olimpico di 2h09'21". Quel giorno, 24 marzo 1985, sui prati dello Sports Cpmplex de Jamor, vicino a Lisbona, tutto il Portogallo face va il tifo per lui, Carlos Lopes da Viseu, classe 1948. L'ex tagliapietre sfoderà grinta, classe e tempismo per staccare concorrenti dal grande profilo come l'etiope Debele, Alberto Cova, l'americano Patrick Porter, l'inglese Tim Hutchings, per vincere in un un'atmosfera da tifo scalmanato in poco più di 35 minuti dopo dodici chilometri di saliscendi. Un'annotazione: il primo master (M35) a vincere competizioni mondiali! Passarono ben quindici anni, prima che un altro europeo (il marocchino naturalizzato belga Mohamed Mourhit) vincesse un titolo mondiale di cross...
- Dettagli
-
Categoria: Non categorizzato
-
Visite: 422
Il 17 marzo 1971 Marcello Fiasconaro corre a Krugersdorp (Sudafrica) i 400 in 46"5. L'ex rugbysta naturalizzato italiano continua a far parlare di sè sul "giro della morte". Sul finire dell'anno precedente "March" aveva fatto parlare di sè con 46"5 a Stellenbosch, spingendo la Fidal a accelerare la pratica di naturalizzazione.Irruente, quasi "guascone", conquista subito il favore del pubblico. La tattica è semplice: spingere subito al massimo senza dare la possibilità ai concorrenti di replicare. Ma torniamo al 1971: due settimane dopo Marcello gareggia a Stellenbosch. Questa volta arriva un bel crono sotto i 46"0: 45"8. Sarà il preludio all'intensissima finale di Helsinki, 13 agosto dello stesso anno. March conduce in testa per tre quarti di gara, poi purtroppo cede di pochissimo al giovane inglese David Jenkins (45"45 contro 45"49). L'inizio di un mito.